Un parallelepipedo tutto nero emerge nella zona industriale alla periferia Nord
Ovest di Lecce, sovrasta tutti gli altri edifici e capannoni sparsi intorno, lontani fra loro
in mezzo a larghe strade alle volte alberate. I colori dominanti nelle costruzioni
circostanti sono bianco, acciaio alluminio, grigio-vetro e quindi quel corpo geometrico
nero in mezzo alla disseminazione degli edifici industriali appare come un magnete,
forse messo lì con l’intento di ridare ordine e figura a quelle bordure urbane che sono
le zone industriali e commerciali di quasi tutte le città italiane. Se il bianco domina
sotto cieli ampi e profondi questo scarto cromatico che si realizza con la palazzina per
uffici della Casta srl manifesta l’intenzione dei titolari dell’azienda di dare forma
compiuta e coerente con la propria attività con la ristrutturazione dell’edificio che guida
e progetta le varie lavorazioni che trovano posto in lunghi capannoni posti a Nord sui
quali si addossa e che fanno da sfondo al cubo nero. Trasformata la propria storica
attività familiare di stampa e lavorazione di lamiere in acciaio dai fratelli Andrea e
Chiara Cazzolla in una solida realtà con 270 dipendenti, Casta srl ora è un’azienda
meccanica attiva nei settori della produzione di «attachement», componenti e parti di
macchine come carrelli elevatori, muletti, benne, elementi per macchine agricole e per
il trasporto ferroviario, giunti e quant’altro possa essere prodotto tramite la lavorazione
di lastre d’acciaio.

Gli intenti inziali sottoposti allo Studio Francesco Margari e Roberta Nocca, che
ha progettato e portato a termine i lavori, insieme allo studio tecnico della Ceko Metalli insieme all’ Ing Giovanni Tarantino per le strutture in acciaio, erano di rivedere gli interni dell’edificio di due piani, più piano terra, per meglio accogliere gli uffici di progettazione, la componente dirigenziale e la
reception al piano terra. Cercando di aprire degli spazi e degli affacci esterni che
potessero dare più luce agli ambienti ci si è resi conto della necessità di riformulare gli
obiettivi della progettazione che ha investito l’intero edificio.
Ha così preso forma
l’idea di inglobare una parte nuova sul fronte Sud ed Est, portando l’edificio da una
pianta a L a una pianta quasi rettangolare, se si include il dente a giardino. A questa
struttura muraria si aggancia un’intelaiatura che sostiene una membrana che fodera
l’insieme, in lamiere d’acciaio traforate su disegno, partendo da lastre da 100 x 300
cm. e prodotte internamente; non ha sostegni verticali ed è appesa in modo da lasciare
libero il fronte Sud con il piano terra completamente vetrato anche sui fianchi.
Questa fasciatura perimetrale appesa che sposta in avanti il perimetro e geometrizza
l’intervento consente di avere intorno all’edificio un percorso sempre all’ombra, quasi
un portico, la cui sommità è filtrata da travature metalliche e griglie, sul lato Ovest
sufficientemente ampio da accogliere il vano scale e la colonna per l’ascensore, ricavando così su quel fronte degli affacci esterni; un alto albero di Grevillea Robusta
e un’aiuola a verde ritmano il prospetto Ovest, mentre all’esterno la luce viene filtrata
da una schiera di alti e vigorosi bambù.

Questa barriera nera antracite opaca che assorbe
gli intensi raggi estivi e mitiga l’irraggiamento diretto con il sostegno della
vegetazione, posta anche sul fronte Sud con piante in vaso appese discendenti con
proprio sistema di irrigazione, funziona quasi da camino d’aria contribuendo a
migliorare l’efficientamento energetico dell’edificio nelle lunghe e assolate giornate
estive salentine quando il cielo è completamente terso e il sole sprigiona il massimo
del suo calore. Tecniche di isolamento e uso dell’edificio che in qualche modo sono in
uso nell’ambito rurale in questa terra, come nell’intera fascia mediterranea,
schermature e filtri per attenuare i raggi solari con accorgimenti vari che l’architettura
contemporanea e le nuove tecniche e tecnologie hanno saputo innovare e migliorare
con l’uso di vetri sempre più performanti, pareti doppie, ventilate e verdi fino ai boschi
verticali.

Quella zona che prima accoglieva le merci è stata trasformata cambiando gli
accessi carrabili per il parcheggio coperto da una piattaforma, come il viale in mezzo
al prato verde che conduce alla palazzina, che si aggancia alle strutture a ponte,
precedentemente usate per lo spostamento dei semilavorati in ingresso all’azienda. La
mascheratura e il filtraggio della luce su questo fronte è aumentata dagli alberi e dalle
campiture a prato ad accogliere anche qui alberi di Grevillea Robusta e piante basse,
così come una cordonatura di agave appoggiate al muro dei magazzini riporta ai
paesaggi agresti del nostro Mediterraneo.
In questa ampia area trovano posto ai lati del vialetto di accesso laterale la fontana, realizzata con i vecchi usurati stampi per la produzione delle forche per muletti e la scultura in metallo plissettata a semiarco, opere di Giovanni Lamorgese, che si ergono a fronte del prospetto Est.

Con questa aggiunta il piano terra riesce ad ospitare un’ampia reception con banco di ricevimento, realizzato su disegno, e la scrivania di Gallotti e Radice, accogliente con il suo spazio che
ruotando attorno al divano Panama Bold e annessi di Paola Navone per Baxter,
definiscono più uno spazio domestico che un’asettica sala di attesa.

Proseguendo si accede all’ascensore e al vano scale tramite una sala espositiva che ospita una serie di prodotti della produzione storica aziendale – verniciati di giallo quasi sottovetro come
amuleti – lateralmente a una sala conferenze con schermo, tavolo-scrivania per gli
oratori e venti posti a sedere e, in fondo a tutto, la sala mensa con più di trenta posti a
sedere, con servizi cucina annesso e bagni.

Tutti i piani hanno pavimenti grigio perla chiaro, pareti e mobili bianchi, mentre sedute, strutture metalliche, infissi e serramenti come il sistema di illuminazione Infra-Structure di Flos sono neri in un contrasto grafico ridotto all’essenziale, alle pareti solo i colori verde, blu, rosso delle installazioni
luminose in pasta di vetro di Massimo Maci, quadrate al piano terra e rettangolari al primo piano.

La luce entra segmentata geometricamente e ritmicamente e si spande
morbida e accogliente negli spazi interni, ma al secondo piano, che accoglie gli uffici
commerciali e contabili, sul lato Nord Est, dove si affaccia la terrazza di competenza
dell’ufficio del titolare, entra non filtrata non essendo schermata all’esterno dalla
fasciatura nero polveri e si diffonde generosamente all’interno.

In questo piano l’illuminazione artificiale non è a sistema ma a punti con installazioni luminose e
soluzioni diverse secondo gli ambienti.
Nella sala riunioni è ribassata centralmente, proprio sopra il lungo tavolo riunioni, e si congiunge alla parete opposta che la divide dai due accessi laterali; i due fronti opposti ospitano simmetricamente un grande monitor e dall’altro lato un acquario.
Alle pareti a impreziosire l’insieme, le installazioni luminose di Sabine Marcelis e l’opera di Mario Fiorentino, una Mappa nautica che è un tableau a intreccio dove meridiani e paralleli hanno geometrie ben diverse da quelle dei fluidi del mare.
Nell’accesso al secondo piano, dirimpetto all’ascensore, accolgono il visitatore la consolle scultorea di Hannes Peer sopra la quale è collocata l’opera di Flavio Favelli, Gold Special 2019, un pannello che ospita vari elementi in metallo a patchwork laminati in oro o trattati chimicamente e richiama
simbolicamente alla propria identità di azienda metalmeccanica.
Accanto, prima di accedere agli uffici, un salotto domestico filtra l’accesso e i tavoli Charlie, sotto varie forme e dimensioni, di Andrea Parisio per Meridiani, con struttura in metallo a sezione
quadrata in ottone bronzato e piani in marmo nero Marquinia, campeggiano eleganti e
leggeri in ambienti essenziali ma non severi, caldi e accoglienti così avvolti in
luminosità ariose e soffici.
Dagli esterni alle atmosfere interne, tutto è calibrato secondo necessità e funzione e dalla mensa al piano terra, alle aperture ricavate al secondo piano con una specie di bow windows interni, da utilizzare come zone di sosta esterne grazie alle panche riposte ai lati del vaso coloro rosso vivo che accoglie un ulivo, all’idea di mettere in mostra il proprio passato facendolo diventare, così, racchiuso e sparso in questo black box, il patrimonio per il proprio futuro, dove tutto ha la medesima
importanza proprio come in uno scrigno nel quale si ripongono i preziosi e la
bigiotteria, gli anelli e le collane, l’antica foto ricordo e qualche ninnolo, ma nel quale
piccolo o grande, plastica o oro che sia, hanno tutti lo stesso valore.
Paolo Rizzoli
foto – Laura Pozzi Studio
ad Andrea, il mio piccolo angelo che illumina il mio cammino, umano e professionale.
Sara per te



































